IL RE BAMBINO

IL RE BAMBINO

Un tempo in un regno al limitare di una collina al centro della magica terra d’Irlanda, viveva un re giusto e saggio. Con la sua regina regnava donando ai suoi sudditi pace e prosperità e tenendo il suo regno lontano dalle guerre e dalle dispute che, numerose in quegli anni, si succedevano nella contea. La coppia regale aveva un figlio, un piccolo principino considerato dai sudditi il gioiello più bello di tutto il reame. Il principino aveva un carattere molto malinconico e amava passare le sue giornate giocando con gli animali e con gli alberi che, in gran numero, popolavano il giardino della residenza regale.
Anche queste ore passate a giocare, però, non riuscivano a scacciare dal suo viso quell’ombra di malinconia che, come una fedele compagna, lo accompagnava sin dalla nascita. Soltanto una cosa sembrava renderlo felice: quando il tempo lo consentiva, egli ridiscendeva la collina fino a giungere in una piccola spiaggia, dove, sedendo ai piedi di un vecchio albero, rimirava per ore i colori e l’immensità del mare.
Era questo il suo piccolo segreto e il principino, solo in quei momenti, sembrava conoscere il significato della parola felicità. A volte giocava con l’acqua del mare, altre volte restava lì, fermo, a contemplare l’orizzonte fino al tramonto del sole.
Un giorno il re decise di abdicare e di cedere la corona e il potere al suo unico figlio che, nel frattempo, era diventato un giovane dall’aspetto fiero e nobile. Il giovane re, a causa degli impegni che la sua nuova posizione gli procurava, fu costretto a diradare sempre di più le sue visite al cospetto del mare che tanta felicità gli avevano, da sempre, regalato.
Il tempo passava e il re bambino era sempre più malinconico. Aveva conosciuto l’amore, ma gli era sembrato un sentimento strano, pieno di sotterfugi, compromessi e bugie; ed anche il potere lo aveva profondamente deluso, così lontano com’era dai bisogni reali degli uomini. Così, un giorno, ridiscese la collina, proprio come amava fare un tempo, e fermandosi ai piedi del suo vecchio albero, mise via la corona e iniziò ad incamminarsi verso la battigia.
Il sole rosso del tramonto sembrava proteggerlo da sguardi indiscreti, mentre lento, il suo corpo si immergeva nelle limpide acque del mare.
E, mentre il sole scompariva fioco, al di là dell’orizzonte, e la bianca schiuma marina restava il solo legame tra il suo corpo ed il mondo degli uomini, egli lasciò libere le sue braccia.
Nuotò a lungo verso l’infinito, verso quel regno lontano, dove, ne era certo, avrebbe trovato finalmente la sua libertà.
Nessuno seppe mai più nulla del giovane re.
Le uniche cose che restarono di lui furono la sua corona e un’antica leggenda che narra di un pesce dalle splendide sembianze che, ad ogni inizio di primavera, al far del tramonto, esce dall’acqua e raggiunge saltellando quello che un tempo era l’albero del re bambino. Qui, circondato da un’abbacinante luce dorata, sosta immobile per pochi secondi e, dopo aver rivolto il suo sguardo sognante verso l’immensità dell’orizzonte, si immerge di nuovo tra le docili acque del mare e riprende a nuotare felice lontano.

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